Un libro di idee, imprese e tutto il resto

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8 mesi di lavoro, tra prime stesure, appunti, condivisioni, letture, riscritture e riletture. Tutto causato da un articolo scritto dopo una conversazione con le solite persone che mi sentono sempre parlare di idee, clienti, imprese nuove e vecchie. Un tema sempre presente proprio perché ogni giorno mi trovo a trattare con aziende. E le aziende sono fatte di persone, di ogni settore e livello, individui che a volte sono decisamente illuminati e tante altre volte barricati in convinzioni tarlate, vecchie e soprattutto pericolose.

Riflessioni fatte tante volte, dunque, che sono diventate un modo di pensare, un metodo di lavoro, di confronto e di relazione con gli altri, e da qui il la decisione di scrivere un libro. Poi c’è la deformazione della professione per la quale valgono comunicazioni essenziali, facili da capire e, soprattutto ricordabili. Tutti ingredienti che hanno confezionato questa pubblicazione, stesa in maniera da poter essere letta velocemente, tutta d’un fiato, che non richiede quasi la necessità di un segnalibro. E ancora, strutturata in maniera da poter essere riaperta successivamente quasi a caso e trovare concetti chiari espressi in tre pagine. Dunque da leggere, da riaprire e da ricordare, esattamente come mi piacerebbe fossero pensati tutti i libri.
Un manuale? No, perché per fare un manuale si deve avere l’autorità di saper costruire la soluzione eccellente e infallibile per arrivare ad un risultato. E sul tema di “Fare impresa è un lavoro creativo” di soluzioni uniche non ce ne sono, ma piuttosto esistono punti da valutare dai quali ne possono scaturire di diversi, da cui si possono prendere diverse strade. Dei punti utili perché fanno pensare a qualcosa che in genere non viene considerato come essenziale, spunti a cui pensano solo gli addetti ai lavori.
Da qui le 8 mosse espresse che valgono soprattutto per chi crede di essere un creativo e dunque di poter avere un’idea particolare rispetto a quella degli altri con la caratteristica di essere, oltre che una buona idea, anche unica, creativa appunto. Ma creativi, si legge in più pagine, non sono solo quelli tradizionalmente detti, ma tutti coloro capaci di avere oggi un’intuizione che possa davvero rispondere alle richieste di un mercato nuovo. Il mercato, sì, questa informe massa catastrofica che ha provocato la crisi, o che l’ha subita, in cui le piccole, medie e micro imprese sopravvivono con difficoltà, talvolta, letale.
E si può avere un’idea in uno scenario come questo, che sia positiva, innovativa, che abbia futuro, che funzioni? “Fare impresa è un lavoro creativo” arriva ad affermarne la possibilità proprio perché ci sono aspetti che, se ben considerati, danno una risposta a chi vuole fare in modo che la propria idea diventi il lavoro che meglio lo fa esprimere fino a diventare il più soddisfacente metodo di profitto.

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